La mia storia fotografica

Nato a Torino nel 1949, ma, di origine familiare, toscano al 100%. Segno zodiacale: Acquario. La creatività degli acquariani si è sempre scontrata con la mia assoluta incapacità a disegnare ed a dipingere. Bocciato in disegno!... in prima media.

Comincio ad essere attratto dalla fotografia nella metà degli anni 60.Uso la Contessa Zeiss di casa, convinco mio padre a comprare la prima reflex (Minolta SR7) e, nel 1967, nel giorno del diciottesimo compleanno, il regalo più bello: Nikon F Photomic FTn nera. Era da poco uscito “Blow Up” di Michelangelo Antonioni e la F nera era il sogno di tutti!
Da allora sono sempre stato fedele al marchio Nikon; pur nella convinzione che le “macchine” siano solo “pennelli” e che il “quadro” lo fa il pittore…tanto vale avere pennelli di qualità!

Negli anni 70 frequento (poco) l’università, perchè dedico gran parte del mio tempo alla fotografia: ritratti, foto di bambini, qualche matrimonio, foto industriali; sviluppo e stampo sia il bianco e nero che il colore.

Purista assoluto dello “scatto manuale”, scopro i primi automatismi e, sempre affascinato dalle novità tecniche, sostituisco l’amata e totalmente manuale Nikon F con una F3, che ha l’automatismo di esposizione.

Terminata l’università, in una situazione “fotografica” di semi-professionismo, decido di optare per un’altra strada e comincio a lavorare in un’azienda. Le motivazioni di base, che non mi hanno fatto intraprendere la “strada fotografica”, sono la consapevolezza che la creatività non è una costante, ma una variabile (di Oliviero Toscani ne nasce uno…ogni tanto) e che amo troppo la fotografia per farla diventare un lavoro e quindi un…dovere e una routine.

A fine anni ottanta un’altra svolta tecnologica: scopro l’autofocus, e, da miope quale sono, riesco a far foto nitide anche in situazioni dinamiche (arriva l’ F4s). Sono anni di viaggi in Europa, spesso al Nord, e sempre in camper. Inizia la passione del reportage di viaggio, riemerge in ogni occasione il DNA di ritrattista e l’origine toscana mi porta a cercare sempre la sintesi…estrema. In quel periodo scatto solo dia…non ho più il tempo di chiudermi in camera oscura. L’approccio col digitale è…morbidissimo una Coolpix 880. Scopro, in un viaggio in Turchia, la bellezza di scattare fino…a sfinimento ? Certo che la 880 mi sta stretta e allora prendo una Coolpix 5700. Sono appagato, viaggio con una borsa da meno di un chilo e “faccio tutto” o almeno lo credo.

Poi, amici…mi convincono, in vero facilmente, che la qualità è, come sempre, nelle Reflex.
Compro la D70….il resto è storia di oggi. Sono tornato a fotografare con una borsa pesante sette chili sulla schiena. Chili che sono funzionali al mio scopo, al mestiere di “trasmettere emozioni”, che è ciò per cui la fotografia continua ancora ad appassionarmi dopo un matrimonio che dura dai tempi della Contessa Zeiss.

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